Il mare è partenza. Viaggio. Destinazione. Qualcuno l’ha paragonato alla vita. Burrascosa in alcuni momenti. Serena in altri. Ci sono dei luoghi in cui l’uomo ritrova se stesso. Guarda in faccia alle proprie paure. Alle ansie e alle felicità che quotidianamente sfuggono. È questo il percorso più difficile. Si va indietro con la mente ed intanto il tempo continua a camminare a passo svelto.
Inseguo il litorale con lo sguardo, l’orizzonte è costellato da una miriade di scintille. I lampioni, in lontananza, sembrano lucciole immobili su piante di cemento. L’eco luminosa del faro si perde nella notte. Le onde, invisibili, parlano lo strano linguaggio dell’acqua. Passeggio sulla spiaggia di Copanello (Cz) e provo a immaginarla di giorno. Quando il mare tace, coperto dalla voce dei bagnanti. Il cuore della Costa degli Aranci, nota anche come Costa dei Saraceni, si presenta in tutto il suo cristallino splendore. Soprattutto allo spuntare delle prime stelle.
Il mio itinerario nel Golfo di Squillace comincia da questa frazione di Stalettì, piccolo paese della costa ionica calabrese. A causa del buio, non riesco a distinguere le cosiddette vasche, anelli di granito colmi d’acqua. Qualche fotografia come appunto di viaggio. Sfoglio le memorie scolastiche e ritrovo pagine e pagine di letteratura latina. Cassiodoro, autore di numerose ed importanti opere, nacque alla fine del V secolo d. C. proprio a Squillace. Dopo aver raggiunto i più alti gradi di una lunga “carriera amministrativa”, decise di fermarsi a Vivarium, a pochi passi dalla sua città natale, dove trasportò una copiosa biblioteca.
La costa su cui si affaccia il Golfo calabrese è un inno alla bellezza della Natura. Il mare respira a pieni polmoni il verde delle montagne circostanti. Il Comune di Stalettì comprende anche la suggestiva baia di Caminia e la spiaggia di Pietragrande. L’acqua, qui, è così trasparente che sembra non esserci. Percorre tortuosi sentieri, snodandosi tra scogli sparsi. Dedico alla baia un’intera giornata.
Fra le increspature bianche create da un leggero fruscio d’aria, rileggo le parole di Sergio Bambarén: “La Baia aveva la forma di una falce di luna, un sorriso meraviglioso della Madre terra all’oceano”. E le rileggo il giorno dopo, quando mi fermo a Pietragrande: “Amavo respirare l’aria salmastra, carica di fragranze marine”. La spiaggia prende il nome da un alto scoglio, trampolino di lancio per gli amanti dei tuffi.
La Marina di Catanzaro e quella di Squillace riescono quasi ad abbracciarsi. E i ciottoli della spiaggia di Roccelletta di Borgia (Cz) si specchiano nell’acqua, creando un gioco di colori con le sfumature del cielo. Qualche pescatore aspetta seduto sulla riva. Al tramonto il paesaggio diventa surreale. I gabbiani fanno da cornice all’orizzonte ed anche se c’è vento, il mare appare calmo. Poco distante, il Parco archeologico di Scolacium con i suoi preziosi tesori.
Il mio viaggio nel Golfo di Squillace si conclude a Soverato (Cz), nome che deriva dall’antica presenza di un bosco di sugheri. Quel che ho visto è solo una piccola parte. Mi aspetta ancora un lungo cammino di approfondimento.
Articolo pubblicato su www.ilreporter.com
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